L’italia a rifiuti zero

  • Meno plastica e a zero emissioni

    L’Italia è il secondo paese consumatore di plastica in Europa: nel 2020 sono state consumate 5,9 milioni di tonnellate di polimeri fossili, corrispondenti a quasi 100 kg a persona. Il modello attuale di produzione e consumo ha causato una crescita esponenziale dell’inquinamento in numerosi ecosistemi marini e terrestri. Ogni anno finiscono in mare 11 milioni di tonnellate di plastica e si prevede che questa cifra raddoppierà entro il 2030 e quasi triplicherà entro il 2040. Introdurre il sistema di deposito su cauzione come primo punto per un “Piano plastica per emissioni zero al 2045”. Non possiamo più ritardare l’introduzione della plastic tax oltre gennaio 2023 per non gravare sulla collettività e adottare il Piano plastica con l’obiettivo di una drastica riduzione dei consumi, in particolare nei settori principali degli imballaggi, dell’edilizia e dell’automotive, di riciclare il 90% dei rifiuti plastici, di arrivare al pieno utilizzo di bioplastiche da materie vegetali.

  • Economia circolare e strategia rifiuti zero

    La transizione da un’economia lineare ad una circolare si pone come l’unica soluzione in termini di salvaguardia del pianeta e di una sostenibilità economica che rappresenti una nuova opportunità di sviluppo vista in termini di competitività, innovazione, ambiente e occupazione. Politiche per favorire la riduzione dei rifiuti a partire da una progettazione sostenibile che preveda l’uso di materiali riciclabili e la produzione di prodotti durevoli, riutilizzabili, riparabili fino ad una gestione del rifiuto come risorsa attraverso pratiche virtuose quali: organizzazione della raccolta differenziata, raccolta porta a porta, realizzazione di piattaforme impiantistiche per il riciclaggio e il recupero dei materiali, finalizzato al reinserimento nella filiera produttiva, realizzazione di centri per la riparazione, il riuso e la decostruzione degli edifici, in cui beni durevoli vengono riparati, riutilizzati e venduti, introduzione di sistemi di tariffazione puntuale che facciano pagare le utenze sulla base della produzione effettiva di rifiuti non riciclabili da raccogliere.

  • Un piano nazionale per la gestione dei rifiuti deve considerare la termovalorizzazione solo come una soluzione di ultima istanza perché l’incenerimento dei rifiuti non permette il recupero delle materie prime e i prodotti che potrebbero produrre ulteriore valore se riutilizzate o riciclate e reimmesse nel ciclo economico. L’impronta di carbonio dei termovalorizzatori è di 650-800 grammi di CO2 per ogni kWh prodotto, il doppio di una centrale a gas e quasi quanto una centrale a carbone. Sono necessari gli impianti compostaggio per il trattamento dell’umido per chiudere il ciclo dei rifiuti.

    Tutti i sistemi di trasferimento rifiuti in discarica vanno modernizzati con le moderne tecnologie. Dovrà essere assolutamente impedito spostare i rifiuti fuori dalla propria regione.

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